Grande affluenza di pubblico sabato scorso per i festeggiamenti del Compleanno di Francesca 2018, l’evento biennale di solidarietà che fa il punto della situazione delle attività della Fondazione nel mondo e che ha coinvolto, enti, istituzioni, vignaioli e cittadini del territorio che con la semplice presenza hanno voluto dimostrare vicinanza alla famiglia Pecorari. “È una giornata molto sentita dalla gente del luogo. Di fronte a certe tragedie c’è sempre una componente di immedesimazione, in particolare qui a San Lorenzo Isontino quando una famiglia con una certa sensibilità al sociale è colpita da una perdita fa una donazione alla Onlus”, racconta il sindaco Bruno Razza. Giornata che ha saputo amalgamare una prima parte istituzionale con una seconda legata al mondo enoico: nove i produttori che hanno partecipato con il loro vino del cuore e che andremo a conoscere meglio nei prossimi servizi. Vini accompagnati dalle specialità territoriali: i prodotti caseari di Li.Re.Ste di Merlana (UD), gli asparagi declinati di Biasizza, a Moraro (GO), il prosciutto crudo con note affumicate di D’Osvaldo, a Cormons (UD). Il ricavato della giornata contribuisce a supportare le attività della Fondazione. Ma prima di entrare nel vivo di questa festa speciale culminata con una cena all’insegna della tradizione carsica alla Lokanda Devetak 1870, a Savogna d’ Isonzo, a poca distanza dall’ ex confine con la Slovenia, un sincero GRAZIE a tutto il team di Lis Neris, che ha dedicato tempo, energia ed entusiasmo alla riuscita di questo evento. E non sono dettagli.
Compleanno che nella parte istituzionale ha visto gli interventi della Comunità di Sant’ Egidio, coordinatrice delle iniziative in Africa, che quest’anno compie 50 anni, di New Humanity/Pime, braccio operativo in Myanmar e, per volgere uno sguardo all’ esterno, di Diamo un Taglio alla Sete con interessanti testimonianze sempre dall’ Africa. A chiudere gli interventi il Coro Polifonico di Ruda, che tiene concerti in tutto il mondo, con le sue magie vocali. Realtà che impareremo a conoscere singolarmente qui sul blog attraverso il loro operato.
“L’idea di chiamare un vino Fatto in Paradiso fu di Francesca nella primavera del 1996: era giovanissima e un po’ trasgressiva, come la maggior parte dei giovani della sua età e come l’etichetta che disegnò, oggi riprodotta anche sulla spilla simbolo del nostro percorso umanitario. L’idea, invece, di produrre un vino che contribuisca alle finalità che si è data la Fondazione di Francesca è nostra”, racconta Alvaro Pecorari, papà di Francesca e presidente della Onlus che porta il suo nome. La prima annata di Fatto in Paradiso è il 2003. Un vino dal nome curioso. “È un omaggio alla canzone Made in Heaven dei Queen, di cui lei era grande estimatrice. Si rivelò profetico”. E aggiunge: “Il vino è il nostro gesto di gratitudine a fronte della donazione, che è interamente devoluta alla Fondazione. Questa è una serietà fondamentale affinché le cose durino nel tempo. Mia figlia è stata coinvolta prestissimo nel lavoro della famiglia. Ora siamo coinvolti noi in quelli che erano i suoi progetti, le sue speranze ed i suoi sogni. Un figlio è per sempre”.
2003-2018, sedici anni di impegno umanitario. Tanta è la strada percorsa da quando un piccolo nucleo di persone, per cui la parola ‘amicizia’ ha un significato autentico, su impulso della famiglia decide di non restare con le mani in mano e convertire il dolore in un’ azione di solidarietà senza confini. “Noi friulani siamo abituati a fare”, continua Pecorari. “Ci è sembrato il modo migliore per provare a reagire alla sofferenza. Passo dopo passo questo percorso si è arricchito di incontri che a loro volta hanno arricchito noi come persone. Insisto sulla parola ‘serietà’, testimoniata dal fatto che siamo ancora qui a crederci dopo sedici anni, con la stessa intensità di quando siamo partiti. Prima sono nate le iniziative di coinvolgimento e poi le attività vere e proprie a sostegno dell’infanzia nel mondo con la costruzione e la ristrutturazione di scuole e asili. Myanmar, India del sud e Africa, dove abbiamo rivolto la nostra prima attenzione, non sono Paesi facili dal punto di vista geopolitico, sociale ed economico. Eppure anche in mezzo alle difficoltà e ai rallentamenti siamo riusciti a superare i momenti più bui. New Humanity ci ha preso per mano. Ricordo uno dei capi storici, il missionario laico del Pime Fratel Fabio Mussi, che ci ha guidato in un settore in cui bisogna prestare molta attenzione. Mi disse che c’è molta gente che con una piccola donazione crede di poter staccare un biglietto per il paradiso e mettersi a posto con la coscienza. Noi ci muoviamo su altri valori, puntiamo ad avere un rapporto più lungo con le persone: si deve credere in quello che si fa nel senso della concretezza e non dell’ esteriorità”. Conclude il suo intervento: “Vedere le fotografie di ieri delle nostre scuole a confronto con quelle di oggi, strutture ancora perfettamente conservate in Paesi con problemi climatici e ambientali notevoli, mi fa riflettere su quanto importanti siano la conservazione e la cura affinché le cose funzionino”.
Al centro dell’intervento di Alvaro Pecorari l’istruzione scolastica come vero e proprio diritto alla vita e strumento fra i più efficaci per rompere il ciclo di povertà. Un diritto ancora negato a troppi bambini nel mondo, sottratti alle occupazioni tipiche dell’infanzia come la scuola appunto, il gioco, la famiglia. Sono 123 milioni i bambini (l’11,5%) che non vanno a scuola secondo i dati Unicef del 2017, di cui il 40% vive nei Paesi meno sviluppati e il 20% in zone di conflitto. Un leggero miglioramento rispetto al 2007, quando erano 135 milioni (12,8%). Ma la strada da percorrere è ancora tanta e tutta in salita. Ad aggravare la situazione i conflitti come quello in Siria, che rendono impossibile il diritto all’istruzione e bloccano in partenza la buona volontà d chi vorrebbe fare. Il 75% dei bambini in età da scuola primaria e secondaria inferiore che non va a scuola si trova in Africa subsahariana e in Asia del Sud. Istruzione che è fondamentale per risparmiare i minori da lavori faticosi, se non rischiosi, in molti casi per toglierli dalla strada, dove vivono di accattonaggio e piccoli crimini per cui sono poi severamente puniti, per non parlare dell’ abominio del traffico degli organi e della prostituzione, argomento che affronteremo in uno dei prossimi articoli con la scrittrice Mary Lynn Bracht. Con la speranza che il blog diventi un aggregatore sociale: di emozioni, sogni, progetti.
Ecco le nostre iniziative, nove ad oggi in tre Paesi:
MYANMAR
2005 Scuola nel villaggio di War Kra
2007 Scuola nel villaggio di Thein In
2009 Scuola nel villaggio di Lu Yo Taung
2012-2013 Ristrutturazione scuola primaria di Thar Yet Pin
2016-2017 Duea sili nei villaggi di Naung Choo e Naung Leng
INDIA
2008 Scuola dormitorio nel villaggio di Yerrupalem
2012 Scuola nel villaggio di Danavaigudem
UGANDA
2011-2012 Scuola della Pace di Adjumani
2016-2017 Ampliamento Scuola della Pace nel campo profughi Nyumanzi Settlement