Home IniziativeFesta di Compleanno COMUNITÀ DI SANT’ EGIDIO, UN LUNGO PERCORSO INSIEME

COMUNITÀ DI SANT’ EGIDIO, UN LUNGO PERCORSO INSIEME

by Redazione

“Parliamo di una realtà che non ha bisogno di presentazioni perché in un modo o nell’ altro sappiamo quello che sta portando avanti con serietà e impegno anche qui in Italia. Per noi la Comunità di Sant’ Egidio significa Africa. Il nostro primo contatto con il direttivo non riguarda la Onlus ma un progetto che ha saputo legare la Comunità alle aziende italiane produttrici di vino che avevano voglia di fare qualcosa in più per la lotta all’Aids in Mozambico. Il progetto era Wine for Life, i vini di qualità a sostegno di Dream, il più efficace programma per la prevenzione e la cura dell’ Aids  in 10 Paesi dell’ Africa subsahariana. In quell’ occasione abbiamo conosciuto uno dei relatori della nostra Festa di Compleanno, Rinaldo Piazzoni”. Federica Pecorari, sorella di Francesca, presenta  così chi oggi è un punto di riferimento fondamentale di Sant’ Egidio, ribattezzata da Papa Francesco la Comunità delle ‘3 P’: Preghiera, Poveri e Pace. Rinaldo Piazzoni era ancora studente quando è entrato: l’ha vista nascere, crescere e, con una cultura invidiabile, la porta avanti nel mondo. Nelle sue parole si legge un affetto che fa la differenza. Lui è come dovrebbero essere tutte le persone che operano nel mondo del volontariato: infonde sicurezza, fiducia, coraggio, insomma una persona perbene. Ma non per piaggeria o circostanza. Lo percepisci credibile in quello che dice, in quello che fa. Il bene della Comunità non è improvvisato, impulsivo, ma è un bene ragionato, costruttivo, concreto.

FONDAZIONE FRANCESCA PECORARI E COMUNITÀ DI SANT’ EGIDIO 

La conoscenza con la Fondazione è iniziata in un secondo momento, per la precisione quando la Onlus ha trovato più difficoltà a portare avanti le iniziative in Myanmar a causa del difficile clima politico. È allora che si è rivolta a un’altra parte di mondo, l’Uganda, da dove oggi arrivano buone notizie grazie proprio a Sant’Egidio. “Siamo presenti in 70 Paesi del mondo, 27 di questi sono in Africa e quasi la metà (40%) dei membri della nostra Comunità è africana. Un precisazione importante per dire che siamo molto legati a questo continente”, esordisce Rinaldo Piazzoni. “Noi pensiamo che 50 anni siano solo un inizio, non vogliamo concentrare un passato ma pensare al futuro”. E continua: “Lavoriamo con tutti i poveri che incontriamo, siano bambini, anziani, malati, persone affette da Aids, carcerati, immigrati, rifugiati…  Crediamo che nei poveri ci sia Gesù, ce lo dice il Vangelo. Quindi lavoriamo per la pace, il più grande bene dell’ Umanità. Sono del ’49, un giovane anziano. La mia è la prima generazione cresciuta nella pace. E questo è un grande dono. La guerra è la madre di tutte le povertà”. A proposito della Fondazione racconta: “Con Alvaro ci conosciamo dal 2003. Il primo incontro risale al Vinitaly. Mi ha raccontato di Francesca, mi ha mostrato l’ etichetta della bottiglia di Fatto in Paradiso. Tutto è partito da Wine for Life, che significa l’ aver salvato quasi un milione di persone, di cui più di centomila bambini, dall’ Aids. Un mondo del vino che si è dimostrato molto sensibile e attento. L’ idea di fare qualcosa insieme per l’Africa  a livello di educazione scolastica risale al 2008, all’ Uganda in particolare. Premetto che le comunità di Sant’ Egidio sono tutte locali e autonome. Proprio ad Adjumani, nella parte ovest del Nilo, c’era un piccolo gruppo di ragazzi che avevano cominciato a lavorare con i bambini per insegnargli a leggere e a scrivere: facevano scuola sotto gli alberi, all’ ombra. L’ idea era costruire una casa della comunità. Attualmente la scuola è frequentata da poco più di cento bambini. Ma  con il passare degli anni una struttura non bastava più, soprattutto con l’ arrivo di un numero consistente di profughi in fuga dal Sud Sudan, in quanto era in corso un’ atroce guerra civile, prima il Sud cattolico si era staccato dal Nord musulmano. Guerra civile che continua anche se dallo scorso Natale c’è un armistizio, una sorta di “cessate il fuoco”. La Comunità ha cercato prima di aiutarli a fare la pace attraverso vari incontri e poi, quando i nostri amici del Nord dell’ Uganda ci hanno detto che erano arrivati i profughi, abbiamo chiesto al vescovo un terreno per costruirvi una scuola elementare che fosse riconosciuta dallo Stato. Abbiamo costruito una parte di scuola  nel campo di Nyumanzi, le prime otto aule. Ancora poche. Grazie alla Fondazione Francesca Pecorari abbiamo realizzato le altre quattro. Il 5 febbraio, data di inizio del loro anno scolastico, le abbiamo inaugurate”.

CONOSCIAMO MEGLIO LA COMUNITÀ DI SANT’ EGIDIO NELLE PAROLE DEL SUO FONDATORE.

La Comunità di Sant’ Egidio è un movimento laicale di respiro internazionale che poggia su valori cristiani e cattolici e che fa della preghiera, della solidarietà, dell’ecumenismo e del dialogo i suoi ideali fondanti e al tempo stesso gli obiettivi, dalla nostra Fondazione condivisi. Nasce per volontà del professor Andrea Riccardi nel 1968, allora giovane studente liceale, all’ indomani del Concilio Vaticano II. Era un clima utopico, anche contraddittorio, però caratterizzato dall’ audacia che il mondo si potesse cambiare. Riportiamo uno stralcio della sua profonda intervista per Vatican News:  “Oggi lo scenario è diverso, globale, incute una grande paura: il terrorismo, i migranti… Sant’ Egidio dice che non si deve avere paura, che non si devono costruire muri ma ponti. Facendo qualcosa per gli altri si può fare qualcosa per questo mondo. La fede che cresce nell’ ascolto della parola di Dio fa lievitare la speranza. La parola chiave è ‘amicizia’, nel senso di parlare con i poveri, integrarli nella comunità sociale. I bambini del Cinodromo vivevano al margine, non andavano a scuola. I bambini restano nella Comunità di Sant’ Egidio attraverso la scuola della pace in tutto il mondo. Il  punto su cui riflettere è che il povero non è da assistere ma da integrare. E l’ amicizia è il primo passo, da sempre, per l’ inclusione sociale, per rammendare il tessuto sfilacciato del mondo e delle nostre città”.

Una strada ancora lunga, quella di Sant’ Egidio. Il fatto di essere ancora qui a raccontarla con i suoi rappresentanti ne dimostra la serietà di intenti. Fondamentale è continuare a credere che il mondo si possa cambiare, cercando ciò che unisce e lasciando da parte ciò che divide. E le differenze non possono dividere. Lunga vita a Sant’ Egidio!

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